PAVILLON ANTOINETTE

Un lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio.
È l’occhio della terra, a guardare nel quale l’osservatore misura la profondità della propria natura.

H. David Thoreau

IL PROGETTO

Cenni di storia e di evoluzione
Le due isole S. Pancrazio e di S. Apollinare, site di fronte alla riva di Brissago, da cui dipendono come comune, sono le cime di una montagna subacquea formatasi in epoca glaciale per l’erosione dei ghiacciai della Maggia ad ovest e del Ticino ad est. La maggiore, quella di S. Pancrazio, conosciuta anche come «Isola Grande», è lunga meno di 300 metri e ha una larghezza massima inferiore ai 100 metri. Non si sa con esattezza se le due isole abbiano conosciuto un qualche popolamento in epoca preromana. Pare certa, in ogni caso, la loro frequentazione in epoca romana; la cosa sarebbe confermata, per esempio, da un reperto tombale dell’epoca, esposto al museo di Locarno. Le due isole sarebbero state anche rifugio per i perseguitati cristiani dei primi secoli di tale Era. Per buona parte del Medioevo le due isole appartennero a due diverse circoscrizioni religiose: S. Pancrazio dipendente direttamente da Ascona apparteneva alla Pieve di Locarno, sotto il controllo comasco, quindi di rito romano, mentre S. Apollinare apparteneva a Brissago, dipendente da Milano, quindi di rito ambrosiano. Pare poco probabile che in S. Apollinare, come si trova in qualche fonte, fosse stata edificata una chiesa già in epoca paleocristiana e che addirittura sia stata, a un certo punto, la chiesa titolare della parrocchia di Brissago. Le rovine esistenti appartengono a una chiesa edificata probabilmente nel XII secolo. Si sa che nel secolo XVII l’edificio era ricovero per pescatori e barcaioli e solo occasionalmente utilizzata per le funzioni religiose. Nell’isola maggiore esisteva una chiesa dedicata a S. Pancrazio, demolita allorché si costruì l’attuale villa. A tale chiesa, citata in un documento del 1214, ma probabilmente eretta in data antecedente, era annesso un convento delle Umiliate, incamerato dall’Ospedale di Locarno allorché nel 1571 l’ordine fu soppresso ad opera del Papa Pio V. Della chiesa esistono degli schizzi seicenteschi che la figurano in forma di minuscola basilica, non lunga più di 10 metri, a sua volta ingrandimento di un preesistente sacello. Dopo tale data le Isole entrarono nella giurisdizione comunale di Brissago. Durante il secolo XVIII l’Isola di S. Pancrazio divenne luogo di vacanze di qualche famiglia brissaghese e Don Antonio Borani vi costruì una propria residenza. La chiesa venne sottoposta a lavori di ristrutturazione nel 1750 e nel 1782. Nel 1855 i discendenti del Borani vendettero la proprietà, caduta nell’abbandono e divenuta luogo di caccia e di rifugio per i pescatori, alla baronessa russa Antoinette de Saint-Léger. Questa, figlia naturale dello zar Alessandro II, vi rinnovò completamente la dimora esistente che diventò un cenacolo culturale frequentato da letterati e artisti in genere. Fu proprio la nobildonna che cominciò l’impianto del parco botanico. Nel 1927 le isole furono acquistate dall’armatore tedesco Emden che distrusse gli edifici esistenti, compresa la cappella, e vi costruì la sua sontuosa dimora che domina l’isola maggiore e che ospita, al pianterreno, collezioni temporanee d’arte, e, ai piani superiori, i laboratori in dipendenza dal parco botanico. In seguito, nel settembre del 1949, le isole furono acquisite dal Cantone e dai comuni rivieraschi di Ascona, Brissago e Ronco. L’apertura ufficiale al pubblico avvenne la Domenica delle Palme del 1950.
La Carta Siegfried del 1895 designa le due isole come «Isola Grande» e «Isolino». In quest’ultimo, a fronte degli attuali due edifici presenti, la Carta ne individua anche un terzo.
Più numerosi edifici di oggi presenta anche l’isola maggiore, compresa la cappella. Nella stessa isola sembrano già presenti delle emergenze là dove sorgono oggi il bagno romano e la terrazza nella punta meridionale.
Oggi l’Isola di S. Pancrazio è il più importante parco botanico del genere in Svizzera. Nei suoi due ettari e mezzo, grazie al clima mite, accoglie oltre 1500 tipi vegetali mediterranei e tropicali. Sull’isola minore, l’ex dimora del custode è stata ristrutturata dalle Scuole Speciali del Sopraceneri e accoglie studenti in gite scolastiche o soggiorni per attività di studio.

Relazioni spaziali fra le parti
Le due isole, poste a ca. un chilometro dalla riva compresa tra Ronco e Brissago, sono raggiungibili per mezzo di battelli di linea da aprile a ottobre da numerose località della riva del Lago Maggiore. L’emergenza principale dell’Isola di S. Pancrazio, la Villa Emden, di fattura signorile, è caratterizzata da un porticato ad archi retti da colonne di marmo e la cui copertura costituisce una terrazza panoramica. Per la costruzione del palazzo sono stati usati materiali nobili, quali il marmo e il cotto fiorentino. La struttura è arricchita da elementi in ferro battuto. L’oggetto architettonico, prezioso in sé, trova una particolare valorizzazione per il contesto in cui sorge, un ampio parco botanico circondato dall’acqua, con una sontuosa alberatura e una vegetazione esotica in grado di presentare centinaia di specie normalmente inesistenti a tali latitudini, una sorta di enclave climatica subtropicale. Il parco è segnato e disciplinato da viali, sentieri, un tratto coperto da pergolato, con particolare effetto scenografico, che collegano le diverse emergenze ed elementi dell’isola:
il porticciolo, che permette l’attracco delle imbarcazioni direttamente alla villa; il bagno romano, scenograficamente disegnato a terrazza sul lago con il prezioso arredo di una piscina in marmo e di una scultura in bronzo; la serra vetrata; uno spazio anch’esso a terrazza sul lago, arredato con un pozzo al centro, sulla punta sud dell’isolotto. Il tutto, contenuto dalla riva in gran parte costruita, retta da murate e con parapetto. Questo aspetto di costruito e disciplinato convive con le parti allo stato più naturale, con la vegetazione spontanea e le piccole spiagge. L’isolotto di S. Apollinare, in cui la vegetazione viene lasciata alla crescita spontanea, è caratterizzato dalla presenza della chiesetta omonima della quale rimangono solo i muri perimetrali, e dall’edificio oggi ostello collegato mediante un percorso con l’altra estremità dell’isola.

Isole di Brissago 2a stesura 06.2009/pir
Testo semplificato
ISOS
Inventario degli insediamenti svizzeri da proteggere

Antonietta Saint Léger nacque il 20 giugno 1856 a San Pietroburgo, figlia di Wilhelmina e Marian Beyer, forse figlia naturale dello Zar Alessandro II. Frequentò una celebre scuola, l’Istituto Smolny di San Pietroburgo, patrocinata dall’imperatrice in persona fino a poco prima della rivoluzione del 1917, dove studiavano le fanciulle appartenenti alla nobiltà russa. Lei si esprimeva e scriveva in russo, italiano, francese, tedesco, inglese, polacco e greco. All’età di sedici anni Antonietta si trasferì a Napoli per motivi di salute (secondo Mondada per il “mal sottile”, ovvero la tubercolosi polmonare) o forse per istruirsi e imparare le lingue straniere. Qui fu ospitata da Giulio Evardo Jaeger (1827-1882), di origine germanica ma naturalizzato italiano a Messina, allora console a Napoli degli Stati Uniti d’America. Ben presto Antonietta s’innamorò e sposò Federico Stolte, un possidente di Portici, dal quale ebbe due figli: Maria Grazia Vera (Napoli 1874 – Isole di Brissago 1893) e Peppinuccio (1875-1889) che, dopo la separazione dei genitori, restò con il padre a Napoli. In seconde nozze Antonietta sposò quello Jaeger che l’aveva ospitata; dalla loro unione nacque un unico figlio, Giulio Antonio (Napoli 1876 – Rolle 1950). Viaggiò per l’Italia, visitando Roma, Firenze, Sanremo e altre località. Tra il 1877 e il 1878, conobbe il grande musicista Franz Liszt e ne divenne allieva e ammiratrice. L’incontro avvenne ai bagni termali di Albano, vicino a Roma e Liszt frequentò spesso la casa degli Jaeger impartendo lezioni di inglese al piccolo Giulio. Dedicò inoltre all’allieva uno dei suoi lavori.
Anche il secondo matrimonio non durò a lungo. Antonietta si trasferì allora a Milano, ove conobbe il suo terzo marito, l’irlandese Richard Flemyng de Saint Léger (1858-1922) di Kingstown. Le nozze furono celebrate nel 1881. Nacquero in seguito due figli: James, nato a Milano nel marzo-aprile 1882 e morto cinque mesi più tardi durante il successivo soggiorno a Cargiago, e Joan (Isole di Brissago 1886 – Rolle 1955). Nel 1881 i principi Ada e Pietro Troubetzkoy affittarono ai Saint Léger uno chalet, collocato all’interno della loroproprietà a Cargiago sul lago Maggiore (in antico anche Carciago, oggi unito in comune a Ghiffa). La casa Troubetzkoy (Villa Ada) ospitava una sorta di salotto letterario aperto agli artisti, e riunioni conviviali seguite da serate musicali. La passione per la natura che accomunava Pietro Troubetzkoy alla Saint Léger lasciò una traccia persino in botanica con la cultivar denominata “Chamaecyparis obtusa Troubetzkoyana” che si trovava, e forse ancor si trova, sulle Isole di Brissago. La stessa viene citata dalla baronessa nel suo scritto. Inoltre, grazie alla relazione peritale degli stabili componenti Villa Ada, sappiamo che vi erano grandi serre, boschetti di bambù, eucalipti e piante esotiche, elementi che la Saint Léger riproporrà sulle Isole di Brissago. Dopo il periodo trascorso a Villa Ada, i coniugi Saint Léger viaggiarono e si trasferirono in seguito a Minusio ove soggiornarono nel periodo tra il 1883 e il 1884 alla Villa Baronata situata nella zona di Mappo. Questa vasta proprietà, un decennio prima, era stata acquistata da Michail Bakunin con il denaro di Carlo Cafiero e aveva ospitato il rivoluzionario russo, la sua famiglia e diversi “compagni” fino al 1879. Dopo il soggiorno alla Baronata, i coniugi Saint Léger vissero per sei mesi del 1884 a Locarno, in casa di Emilio Balli (1855-1934), i cui fratelli erano Federico e Francesco, sindaco della città. Quest’ultimo, persona di notevole cultura umanistica, si esibì in alcune occasioni musicali, suonando con Antonietta e Filippo Franzoni. Arrivò il momento in cui i coniugi Saint Léger fruirono di cospicue eredità, specialmente da parte della famiglia di Richard che possedeva molti immobili a Dublino, Cork e Tipperary. Si aprì così la vicenda delle Isole di Brissago che Antonietta comprò nel 1885. Se oggi le Isole di Brissago sono un parco botanico molto visitato e apprezzato, in parte è merito della Saint Léger: quando ella vi arrivò infatti, di certo ancora non vi erano le pregiatissime piante che oggi si possono ammirare e la vegetazione che cresceva spontanea non veniva accuratamente coltivata e selezionata. Non solo, la “Signora delle isole” creò un ufficio postale con francobolli e timbri. Sua altra grande passione furono le bambole, tanto è vero che fece costruire un laboratorio per la creazione di nuovi modelli, di cui oggi esistono ancora alcuni esemplari. Un altro suo interesse fu lo spiritismo. Da alcune sue lettere emerge infatti la convinzione di possedere una sorta di poteri magici e di poter gettare il malocchio su chi la ostacolava. Anche il terzo matrimonio fallì e Antonietta si legò verso il 1886 a Perikles Tzikos (1851-1906), un cavaliere d’industria. Egli morì il 21 luglio 1906, lasciando tutta la sua sostanza alla Saint Léger. La “Signora delle isole” si circondò di personalità dell’ambiente culturale e possedette inoltre una ricca biblioteca e un’interessante collezione e oggetti d’arte. Nei primi anni, si fermarono alle isole artisti come Pierre Troubetzkoy, Filippo Franzoni e Daniele Ranzoni.
In seguito vi passarono, tra gli altri, i pittori Marianne Werefkin e Gordon Mc Couch. Antonietta s’interessò alla promozione di artisti che riteneva suoi amici; infatti sia per Werefkin, sia per Mc Couch abbiamo lettere che testimoniano questo suo impegno. Anche lo scrittore irlandese James Joyce fu ispirato dalle visite sulle Isole per la scrittura allora in corso dell’Ulysses, in particolare per i capitoli delle Sirene e di Circe. Come lui, altri scrittori la incontrarono: Harry Graf Kessler e Rainer Maria Rilke. Nel 1927, a causa di disastrosi investimenti finanziari, Antonietta si vide costretta a vendere le isole, trasferendosi nella sua nuova dimora di Moscia, presso Ascona. Qui continuò, nonostante l’età e i malanni, a pensare agli affari e a nuove strategie finanziarie: creò un legame con i padri del Collegio Papio di Ascona, in particolare con Padre Geroldo Mallepell, un insegnante di chimica presso l’istituto, il quale studiò il processo di estrazione di alcol dalla torba per lei. Purtroppo, malgrado i suoi numerosi tentativi e il supporto dell’avvocato Francesco Borella di Chiasso, gli affari si rivelarono infruttuosi. I suoi progetti ‘industriali’, l’estrazione dell’alcol dalla torba, la fabbrica d’un liquore, quella delle bambole e vari investimenti finanziari non si rivelarono buone occasioni per risalire la china: i tanto sospirati guadagni non arrivarono mai e la proprietà di Moscia fu messa all’asta.Nel 1940, la Saint Léger fu accolta all’Ospizio di Intragna nella stanza numero 32, dove morì il 24 gennaio 1948.

Eva Frassi, 22 maggio 2017 / Testo semplificato

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Tracce di donne
Biografie femminili ticinesi del XIX e del XX secolo
Locarnese e Valli (2015 -2017)

Premessa
L’acquisizione recente delle Isole da parte del Cantone e gli importanti interventi di miglioria alle infrastrutture esistenti effettuati nei mesi passati, come pure il rinnovato impegno del Dipartimento del Territorio verso aspetti di particolare importanza quale la divulgazione scientifica e la didattica a favore del patrimonio paesaggistico cantonale e federale del giardino botanico e dei suoi dintorni, hanno stimolato il nostro interesse per una riflessione e un approfondimento in merito ai molti avvenimenti storici e ai meno noti avvenimenti culturali che hanno caratterizzato negli anni la trasformazione delle Isole di Brissago dall’arrivo della Baronessa de Saint Léger ad oggi.
Riferendoci ai romantici trascorsi dei giardini di tutta Europa e al fermento, e agli incontri culturali che questo magnifico luogo ha visto accadere, ci siamo immaginati di rievocare attraverso un luogo simbolico la presenza della Baronessa. Ne è nato un progetto spontaneo per un piccolo Pavillon a ricordo e nella suggestione di altri ben più famosi come quello di Diana, neoclassico, monoptero, di forma circolare di Villa Borghese a Roma, quello dell’Amore presente nei giardini di Versailles, quello Monopteros nella parte meridionale del Giardino inglese a Monaco di Baviera o più vicino a noi, in Ticino, quello presso Villa Liverpool a Muralto. La nuova struttura intende inoltre raccogliere la cultura e l’abilità degli artigiani del legno del territorio ed è pensata multifunzionale e provvisoria per attendere e dare risposta alle necessità che di volta in volta si potranno presentare.

Intenzione
• ricordare la presenza di Antoinette de Saint Léger presso le Isoledi Brissago, l’impegno e la cura dedicata dalla “Signora delle Isole” a questi luoghi di natura;
• promuovere la bellezza dell’attuale Parco botanico quale luogo per esperienze sensoriali attraverso un piccolo luogo d’incontro adatto a ospitare momenti dedicati alla salvaguardia e alla valorizzazione delle testimonianze naturali e storico-culturali in collaborazione con i principali attori del territorio;
• contribuire all’offerta turistica attraverso la promozione dell’utilizzo del legno proveniente dalla filiera del territorio attraversouna finalità didattica per un suo impiego sostenibile;

Obiettivi
• finalizzare un momento di pausa e di riflessione lungo il percorso interno del Parco in ricordo della Baronessa de Saint Léger che contribuí a suo modo e nel suo tempo alla prima formazione di un parco;
• accogliere e coinvolgere i visitatori in piccoli eventi temporanei che contribuiscano alla miglior comprensione dei valori naturali e di fragilità di questi delicati luoghi di bellezza;
• amplificare l’esperienza sensoriale e didattica di questo luogo magico avendo a disposizione un piccolo Pavillon in legno, attento alla cultura dell’inclusione come pure all’autodeterminazione delle persone con disabilità (Design for all).

Clicca qui per vedere la brochure del progetto.

A CHE PUNTO SIAMO

Il progetto è stato inoltrato alle competenti autorità cantonali nel mese di luglio 2021 per una sua prima valutazione di merito.

Siamo in attesa di una risposta. In futuro rifugiurbani vorrebbe dare risalto ad altre personalità locali che hanno contribuito a promuovere azioni di interesse culturale e sociale, sensibili ai temi raccontati dalla nostra Associazione.

OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ COINVOLTI NEL PROGETTO

Per far fronte ai suoi numerosi impegni sociali, la nostra associazione conta anche su contributi privati affinché possa sempre disporre della necessaria copertura finanziaria.
I contributi privati ci permettono di continuare a proporre nuove iniziative e attività di sensibilizzazione nei confronti della popolazione e delle autorità competenti.

COLLABORAZIONI, PARTNER

IN COLLABORAZIONE CON:

CON IL SOSTEGNO IN QUANTO PARTNER DI: